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Manifestazioni e eventi della tradizione culturale e folcloristica di Gesualdo


Vampalerie di Sant'Andrea

La tradizione dell'accensione dei Falò nasce dalla devozione verso Sant'Andrea Apostolo, la cui festa cade alle soglie dell’inverno.
Il Culto del Santo si radica a Gesualdo nel 600 per l'adorazione di una sacra reliquia (il Braccio di Sant'Andrea) donata da Eleonora Gesualdo, nipote del Principe Carlo, alla comunità di Gesualdo nel 1631.
La preziosa reliquia è incastonata in una piccola scultura rivestita in argento ed è custodita e venerata nella Chiesa Madre di San Nicola.
L'origine del Rito dei Falò.
Con la diffusione del cristianesimo, gli antichi riti pagani di adorazione degli spiriti della natura si trasformarono nel culto verso una figura immateriale da venerare con preghiere ed invocazioni. 
Nella cultura cristiana la figura divina di Sant’Andrea Apostolo è definita come il simbolo della luce che scaccia le tenebre esorcizzando la paura del cupo inverno alle porte.
L'accensione dei fuochi lega gli antichi rituali di invocazione degli spiriti della natura contro l'oscurità con la simbologia cristiana nel quale il fuoco rappresenta la purificazione e la consacrazione. 
A Gesualdo, la tradizione dei falò nasce nell'800 in occasione di un evento religioso che coinvolse l'intera comunità.
Per la realizzazione di una statua da dedicare a Sant'Andrea si decise il taglio di un grande albero di tiglio posto nell’odierna piazza Umberto I. Estratto Il legno necessario per l'opera il resto venne ammassato su una pila e dato alle fiamme per un grande falò (Vampàleria, in dialetto gesualdino) il 30 di novembre in onore del santo.
Da allora, questo rito si è rinnovato ogni anno, senza mai fermarsi neanche di fronte ai drammi dei vari terremoti o delle guerre, perché insito nell’animo gesualdino e nelle sue credenze.
www.prolocogesualdo.jimdo.com


Palio dell'Alabarda

La manifestazione rievoca un importante avvenimento della storia della città di Gesualdo: il perdono fra il Principe Carlo Gesualdo ed il figlio Emanuele avvenuto il 2 Marzo 1609.

Lo storico perdono è ricostruito sul sagrato del Cappellone in uno scenario bellissimo e con la partecipazione di oltre 200 figuranti, comprendenti le due coppie di principe Carlo Gesualdo ed Eleonora d'Este, Emanuele Gesualdo e Polissena Furstemberg, due Cardinali, le coppie di nobili dei 4 quartieri (Canale, Cappuccini, Fiera, Piazza), arcieri, alabardieri, cavalieri, sbandieratori, tamburini e trombettieri. La storia narra che il principe Carlo per esprimere la sua gioia istituì il Palio dell'Alabarda che tutt'oggi è disputato tra i cavalieri dei quattro borghi con una gara di tiro con l'arco e con una giostra di cavalieri. L'evento ideato e promosso dalla Proloco Civitatis Iesualdinae è stato tra i più seguiti ed imitati nell'intera Provincia di Avellino.

Ultima edizione 2006


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